La Madonna di Conadomini è un‘immagine sacra della Vergine Maria, raffigurata in una tavola di buona scuola, forse anche bizantina. Portata a Caltagirone nel 1225 dalla nobile famiglia Campochiaro, esule da Lucca perché di parte Guelfa. Donata sul finire del XVI secolo alla Chiesa Madre dedicata all’Assunta, è raffigurata seduta, con in braccio il Bambino Gesù ed avvolta in un manto trapunto di stelle; veniva esposta, al posto del Cristo portacroce, al centro di un polittico detto “cona” (da cui la denominazione Cona Domini), tutte le volte che gravi calamità, siccità, pestilenze, carestie, affliggevano la comunità cittadina.
‘A Rusedda, sfilata di carri, trattori e camion addobbati con la “rusedda”, la pianta di cisto, raccolta nel bosco di Santo Pietro che una volta serviva agli “stovigliai” (ceramisti), per ardere i forni. Il colorato corteo viene preceduto da un vessillo (triunfu) con l’immagine sacra della Conadomini ed è caratterizzato dal suono delle “brogne” (grandi conchiglie), trasformate in strumenti a fiato. Altre manifestazioni legate alla devozione per Maria Santissima di Conadomini e agli eventi religiosi e folkloristici ad esse connesse sono gli altari allestiti in alcune vie. La mattina del 24 maggio, nella Chiesa dell’ex Matrice, la Santa Messa con la partecipazione del clero diocesano e delle autorità cittadin. In passato i fedeli erano soliti allestire, durante il periodo della festa, delle edicolette sacre, attaccando l’immagine della Madonna adornata di fiori ai muri delle case. Dopo il tramonto, la gente del quartiere usava riunirsi per cantare ai piedi della Vergine un singolare rosario in dialetto. In passato i fasci di “rusedda” erano venduti alle officine dei ceramisti ed il ricavato era devoluto alla chiesa. Ancora oggi, i contadini devoti indossano i tradizionali costumi variopinti e portano sui carri (allora sui muli), sfarzosamente addobbati, doni in natura alla chiesa dedicata alla Madonna, da secoli protettrice principale della città.